La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro da un lato ha ignorato la conversazione dal «tenore confessorio» intercettata il 9 giugno 2003 tra Agostino Marrazzo e Giuseppe Pizzuto sull’omicidio di Franco Iona, avvenuto a Belvedere Spinello l’8 ottobre 1999; dall’altro ha «trascurato» i riscontri sull’assassinio forniti dal collaboratore di giustizia, Francesco Oliverio. Ecco spiegato perché la Cassazione, il 23 settembre 2022, ha annullato con rinvio ad un nuovo giudizio di secondo grado l’assoluzione del presunto boss, Agostino Marrazzo, dall’accusa di essere stato il mandante del delitto di sangue di 24 anni fa che costò la vita al figlio dell’ex capobastone di Rocca di Neto, Guirino Iona (deceduto lo scorso anno).
Incertezze e perplessità che la Suprema Corte ha messo nero su bianco nelle motivazioni della sentenza con la quale, al termine del processo di terzo grado di rito abbreviato nato dall’inchiesta “Six Towns” della Dda di Catanzaro, ha disposto un ulteriore dibattimento d’appello per sei imputati, confermando per gli altri nove le condanne comminate in secondo grado il 16 dicembre 2020. L’operazione “Six Towns”, scattata il 18 ottobre 2016 con l’esecuzione di 36 arresti da parte di Polizia e Carabinieri, disarticolò le cosche attive nei comuni della Presila crotonese e cosentina, capaci di allungare i “tentacoli” fino a Rho: Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Caccuri, Cerenzia, San Giovanni in Fiore e Castelsilano (si spiega così il nome “sei città” dato al blitz).
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