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Lamezia, i rom di Scordovillo malati e discriminati: aumentano tumori e disabilità

La testimonianza di alcune famiglie che vivono nella bidonville più grande del Mezzogiorno. L’insorgenza di patologie è favorita dall’inquinamento ambientale e dalla scarsa igiene. Nelle baracche costruite con le lamiere “passeggiano” indisturbati ratti e scarafaggi

Mario e Angela (nomi di fantasia) vivono in un container a Scordovillo insieme ai loro tre figli. I bambini sono tutti piccoli e continuamente malati perché vivere nel container è come stare in una scatola di lamiera, dove fa freddissimo d’inverno e un caldo torrido d’estate. Nella stagione invernale gli acciacchi diventano una routine quotidiana, un malanno continuo che ti si appiccica addosso e non va più via.
I due genitori sono afflitti e affranti da questa situazione, dicono di averla segnalata a chi di dovere ma non si è mossa foglia per cambiare le cose; nulla è avvenuto per invertire la rotta e consentire a tutta la famiglia una vita degna di questa nome. I casi come quelli di Mario e Angela al campo rom sono tanti perché sono tante le famiglie giovani con bambini e ragazzi che vivono nello storico insediamento; una realtà inquietante che esiste da decenni. La malattia a Scordovillo ha tante forme e tanti volti.

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