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Cutro, la procura apre un altro fascicolo: cosa è successo tra sabato e domenica?

Relazioni di servizio, brogliacci e tutte le comunicazioni intercorse tra la Guardia di finanza e la Guardia costiera, compresa l’ultima una decina di minuti prima dello schianto, saranno oggetto dell’analisi della Procura di Crotone. Dopo quello sul naufragio, i magistrati di Crotone aprono un altro fascicolo per far luce su quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica al largo prima che un barcone finisse su una secca a 100 metri dalla spiaggia di Cutro provocando la morte di 68 migranti e un numero imprecisato di dispersi.

Il fascicolo è al momento senza ipotesi di reato e contro ignoti ma i magistrati hanno delegato i carabinieri ad acquisire gli atti proprio per verificare se vi siano state falle penalmente rilevanti nella catena dei soccorsi nelle ore antecedenti il naufragio. Una decisione in parte attesa, visto che sin dal giorno successivo alla tragedia il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia aveva affermato che sarebbe stato analizzato anche tutto quanto ha riguardato le forze a vario titolo intervenute nella vicenda.

Nell’inchiesta, quindi, finiranno tutte le varie segnalazioni di quella notte, a cominciare da quella dell’aereo Frontex che alle 22.26 di sabato 25 avvista un natante a circa 40 miglia dalla costa calabrese che «risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta» e segnalando che vi potessero essere «possibili altre persone sotto coperta». La segnalazione, inviata alle 23.03, è indirizzata all’Icc, il punto di contatto nazionale interforze per l’attività di law enforcement e, per conoscenza, anche ad altri destinatari tra i quali il centro di coordinamento marittimo della nazionale della Guardia Costiera (Imrcc) e la centrale operativa della Guardia di Finanza.

In seguito a quella comunicazione, attorno a mezzanotte due unità della Guardia di finanza escono, una da Crotone ed una da Taranto, «per intercettare l’imbarcazione». Un’attività, appunto, di «law enforcement» e cioè di polizia e non di soccorso, anche perché nessuno ha ricevuto una richiesta di aiuto, né da parte dei migranti a bordo né da loro familiari, come solitamente avviene in questi casi. Una mancanza di comunicazione - è emerso dalle testimonianze dei superstiti - dovuta alla volontà degli scafisti di non farsi intercettare. Qualora vi fosse stato, o comunque fosse stato dichiarato l'evento Sar, le regole di ingaggio della Guardia costiera prevedono l’intervento, anche in presenza di dati non certi. Ma nel caso del barcone, l’evento Sar non è stato mai dichiarato. Le due unità delle fiamme gialle sono poi costrette a rientrare a causa del mare mosso - forza 4 - che non consente loro di raggiungere l’obiettivo. Usciranno una seconda volta, verso le 2, 2.30, ma sempre senza riuscire ad intercettare l'imbarcazione segnalata da Frontex. Quello che accade dopo è documentato dalla telefonata tra i finanzieri la Guardia Costiera delle 3.38, una decina di minuti prima dello schianto del barcone.

Le Fiamme Gialle informano che le loro unità stanno rientrando e si informano se ci sono imbarcazioni della Guardia costiera in mare, ricevendo una risposta negativa. Dopo aver informato, «giusto per notizia», di non aver individuato il "target» segnalato da Frontex, i finanzieri chiedono infatti: "voi naturalmente non avete nulla, nel caso ci dovessero essere situazioni critiche?». E dalla Guardia Costiera rispondono: «noi al momento in mare non abbiamo nulla». La telefonata prosegue con i militari della Finanza che ribadiscono l’ultima posizione nota del caicco, ad una quarantina di miglia dalla costa. «E poi - aggiungono - noi dal radar non battiamo nulla». Significa che la strumentazione di bordo delle motovedette non aveva individuato il barcone. Quindi chiudono la comunicazione non prima di avere aggiunto «va bene, era giusto per informarvi». La sequenza di comunicazioni tra i due Corpi conferma sostanzialmente che l’operazione scattata in mare nella notte tra sabato e domenica mattina, dall’avvistamento dell’areo Frontex fino a pochi minuti prima della tragedia, è stata gestita come law enforcement, e non evento Sar, non essendo emersi elementi che facessero ipotizzare una situazione di pericolo. Adesso tutti questi passaggi, saranno vagliati dai magistrati crotonesi.

Convalidato il fermo dello scafista minorenne

Il giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale dei minori di Catanzaro ha convalidato il fermo anche del secondo scafista che sarebbe stato al governo del barcone di migranti naufragato domenica scorsa davanti alle coste del crotonese. Si tratta di H.I., 17 anni, di nazionalità pakistana, per il quale il gip Garcea ha disposto l’invio in un istituto di pena minorile avendone riconosciuto il ruolo determinante svolto prima come organizzatore del viaggio dei migranti e poi durante la navigazione. Nella giornata di ieri il gip di Crotone Michele Ciociola aveva convalidato il fermo di un altro scafista pakistano, Arslan Khalid, 25 anni, mentre un terzo scafista turco, Sami Fuat, di 50 anni, non è stato ancora interrogato in quanto sottoposto a quarantena per aver contratto il covid.

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