«Un dolore che non si può cancellare». È l’amaro sfogo di una 15enne. Alunna fino a pochi giorni fa del Liceo classico “M. Morelli”. La scuola che avrebbe voluto frequentare fino al diploma. Purtroppo le cose non sono andate come voleva perché, dopo appena 5 mesi di frequenza, è stata costretta a gettare la spugna e trasferirsi al Liceo sociale “V. Capialbi”. La ragazza si è ritirata – secondo i genitori – «perché sarebbe stata trattata male da alcuni suoi insegnanti che in più di un'occasione le avrebbero detto che aveva difficoltà nell'apprendimento che – aggiungono – nessuna équipe medico psico-pedagogica le aveva mai diagnosticato. Arrivati a questo punto chiediamo l’intervento del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e del Direttore scolastico regionale».
Duro il j’accuse della ragazza che prima di lasciare il “Morelli” ha indirizzato una lettera al dirigente Raffaele Suppa. «In questi mesi – scrive la ragazza – mi avete trattata malissimo. Mi avete fatto rimpiangere di essere venuta lì, il tanto rinomato Liceo classico; seppure venire lì fosse il mio sogno sin da bambina. Avete convocato mia madre iniziando a dire che io avevo problemi mentali, che non capivo quello che mi si diceva. Dopo mesi avete smesso. Pensavo che era tutto finito, che la situazione si fosse calmata o comunque attenuata. Poi, lei, professoressa Marino ha convocato per l'ennesima volta mia madre. Avete cominciato a dire che io avevo un disturbo specifico dell'apprendimento, che avevo la memoria a breve termine e che per questo avevo bisogno di qualcuno che mi affiancasse. In merito a questo ora dico, ma perché allora non vi siete presi una laurea in medicina? Per me – aggiunge – abbandonare un mio sogno è una sconfitta, anche se è più una sconfitta se io fossi rimasta ad ascoltare le vostre chiacchiere. Sappiate che per quello che avete fatto non ci sono scuse. Avete giocato con la mia dignità. Questa è la motivazione per cui me ne vado. Mi sono sempre trovata bene con i miei compagni e con i ragazzi delle altre classi. Eravate voi a farmi sentire sbagliata. Eravate – conclude – voi che avete detto a mia madre :"signora iniziate tutte le procedure senza dire nulla alla ragazza, poiché sapete il suo carattere ". Avete detto un sacco di menzogne sul mio conto fino a capire che quelli sbagliati eravate voi. Erano le vostre menti. Spero riconosciate le vostre mancanze e il vostro comportamento nei miei confronti».
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