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Vibo, gli sbarchi dei migranti tornano in agenda. Il piano “b” per prevenire l’emergenza

Vertice in Prefettura con le forze dell’ordine per mettere in moto la macchina dell’accoglienza

Il tragico sbarco del 23 luglio 2016 quando al porto di Vibo Marina giunsero sedici salme

La rotta nel tempo è cambiata. Una rotta tracciata da storie, vite spezzate, dolore. È il dolore che nel tempo non è stato lenito. È impresso tra i loculi senza nome e senza pace che il cimitero di Bivona custodisce. Un dolore che echeggia da Crotone a Vibo. Va avanti e indietro, tra le acque di quel mare macchiato dal sangue di chi cercando la speranza ha trovato solo la morte.
Vite, troppe vite, a cui negli anni non è stata offerta la carezza di un racconto. Perché sono troppe le storie senza nome che si sono perse tra gli sbarchi. Un'umanità smarrita. Loro i migranti e, spesso, loro gli affaristi degli sbarchi.
Ma non si vogliono ripetere gli errori del passato. Non è più sangue quello che si vuole vedere scorrere lungo la rotta. Non l'orrore che Crotone sta ancora vivendo, sulla spiaggia che restituisce corpi senza vita. Non quei fiori, che non possono dare alcun conforto.
E per questo a Vibo Valentia, la Prefettura ha deciso che occorre essere pronti. Per non sbagliare, per non essere ancora una volta impreparati. Nessuno sbarco previsto al porto di Vibo Marina per il momento, ma il nuovo prefetto Paolo Grieco ha convocato tutti perché la macchina dei soccorsi e dell’accoglienza seppure in “garage” deve essere nelle condizioni di partire. Essere il “piano B”, questo il punto. Farsi trovare preparati, il monito.

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