La cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro avrebbe messo le mani sui villaggi turistici delle province di Crotone e Catanzaro, oltre a vessare gli imprenditori con prestiti di denaro a tassi usurai. È il quadro dipinto ieri dal pm della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, nel corso della requisitoria del procedimento di rito abbreviato nato dall'inchiesta Jonica. Al termine della sua discussione davanti alla giudice per le udienze preliminari Chiara Esposito, il pubblico ministero ha chiesto 12 condanne per complessivi 87 anni e 6 mesi di carcere. Le richieste di pena del pm: per Alfonso Mannolo chiesti 14 anni di reclusione; Santino Caterisano, 7 anni; Albano Mannolo, 6 anni e 6 mesi; Antonio Mannolo, 10 anni; Carmelina Mannolo, 3 anni; Leonardo Mannolo, 6 anni e 6 mesi; Remo Mannolo, 8 anni; Vincenzo Mercurio, 4 anni e 6 mesi; Carmine Ranieri, 7 anni e 6 mesi; Giuseppe Trapasso, 7 anni e 6 mesi; e Fiore Zoffreo, 10 anni; Dante Mannolo, 3 anni. L'operazione, sulla scia del blitz Malapianta del 2019, ha inferto un altro duro colpo ai "sanleonardesi". Estorsione, usura e trasferimento fraudolento di valori, tutti reati aggravati dal metodo ‘ndranghetistico: sono queste le contestazioni che, a vario titolo, la Procura antimafia muove agli accusati. Le indagini, venute alla luce il 2 maggio 2022 con l’esecuzione di 10 arresti da parte dei finanzieri di Crotone, avrebbero dimostrato come la “locale” di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro, capeggiata dal presunto boss Alfonso Mannolo, tra il 2001 e 2020 fosse riuscita a dettare legge lungo tutta la costa, da Steccato di Cutro all’Alto Ionio catanzarese. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro