È ancora tutto fermo nella piccola frazione di Triparni che attende ormai da diversi lustri la messa in sicurezza di alcune aree ai piedi del costone che sovrasta il piccolo borgo. Tutto fermo, tutto «contro» come hanno spiegato il sindaco e l’assessore ai Lavori pubblici nel corso della conferenza stampa nei giorni scorsi. Perché tutto «ciò che poteva andare male a Triparni è accaduto». Dal fallimento del Consorzio alle interdittive antimafia.
Insomma, quanto basta perché diciassette anni dopo sia rimasto tutto come era. E tutto infatti ebbe inizio nel luglio del 2006, dopo la tragica alluvione che mise in ginocchio il territorio costiero. All’epoca a collassarsi fu la piazza ubicata sulla via Roma e successivamente una carreggiata della strada principale. Ma il terreno da allora non ha mai smesso di sbriciolarsi. A sfaldarsi è proprio il sottosuolo e il rischio è legato ai numerosi sfornellamenti che si creano a causa delle continue infiltrazioni di acqua. E così le frane scavano silenziose nel terreno. Il loro movimento è solo in apparenza impercettibile, in realtà sono proprio i cittadini a veicolare la situazione e ad accorgersi che le crepe aumentano.
Si tratta di gravi criticità, ma quel che è più grave è che, dopo il crollo, nonostante i proclami e le rassicurazioni, i lavori non sono ancora partiti. Le ultime piogge hanno fatto ulteriormente precipitare la situazione. I residenti temono per la loro incolumità anche perché nel 2019 ad accartocciarsi era stato un intero fabbricato. Ora restano in bilico altri due garage, mentre sono a rischio le costruzioni a seguire, compreso l’antico Calvario e le abitazioni dall’altro lato della strada. Nel sottosuolo ci sono ben 7 falde acquifere, una delle quali arriva dalla collina.
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