Ha trascorso 15 anni in carcere per una condanna definitiva a 30 anni, relativa a un omicidio che non ha commesso. Giuseppe Mario Fazio, 53anni di Strongoli ha lasciato ieri il penitenziario di Asti, dove stava scontando la pena per l’uccisione di Michele Masucci, assassinato nello stabilimento della Biomasse il 27 novembre 2007 a Strongoli. Fazio era accusato di essere stato l’esecutore di quel delitto di ’ndrangheta. Ma la Corte d’Appello di Napoli due giorni fa, accogliendo la richiesta di revisione, avanzata dalla difesa dell’imputato «e in riforma della sentenza emessa nei suoi confronti dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro del 5/11/2013, irrevocabile il 10/2/2015», ha assolto il 53enne di Strongoli dalle accuse di omicidio e dagli altri reati connessi al fatto di sangue e ne ha disposto la scarcerazione». «È finito per lui un lungo calvario», hanno commentato gli avvocati Gianni Russano e Antonio Marotta, che non si sono arresi dopo il primo “no” (6. 2.2018) da parte della Corte di Appello di Salerno e poi anche - in seguito all’annullamento con rinvio del primo provvedimento del diniego alla richiesta di revisione – dopo il successivo rigetto dell’istanza da parte della Corte di Appello di Napoli (1.3. 2021). Caparbiamente i due avvocati penalisti si sono rivolti nuovamente alla Cassazione che “in punta di diritto” (il 28.3.2022) ha definitivamente messo nero su bianco la legittimità dei rilievi sollevati dai difensori di Fazio. Con indagini di natura difensiva gli avvocati Russano e Marotta, hanno evidenziato le contraddizioni della sentenza di condanna, rispetto ai fatti, sostenendo inoltre l’inattendibilità delle dichiarazioni rese sulla vicenda dal 42enne Francesco Tornicchio, condannato all’ergastolo sia per l’omicidio Masucci che per la strage ai campetti di calcetto di Margherita del 25 giugno del 2009, nella quale venne ferito a morte anche il piccolo Dodò Gabriele. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro