La pubblica accusa aveva invocato l’ergastolo per tutti e tre gli imputati ma la Corte d’Assise di Catanzaro presieduta dal giudice Alessandro Bravin li ha assolti. Per la Corte Cosmo Michele Mancuso (74 anni, di Limbadi, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Antonio Corsaro), Antonio Prenesti (alias “Yo-yo”, 57 anni, di Nicotera, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Salvatore Staiano) e Mimmo Polito (59 anni, di Paradisoni di Briatico, difeso dagli avvocati Enzo Galeota e Domenico Soranna) non sono responsabili dell’omicidio di Raffaele Fiamingo e del tentato omicidio di Francesco Mancuso. Il primo è considerato uno dei capi del clan di Limbadi ed era stato accusato, all’esito dell’indagine “Errore fatale” condotta dalla Dda di Catanzaro, di avere ordinato l’agguato nei confronti del nipote, il boss 66enne “Ciccio Tabacco”, che riportò ferite molto gravi ma sopravvisse, e del suo luogotenente, noto come “Lele il Vichingo”, boss del Poro, che invece rimase ucciso. I fatti sono avvenuti a Spilinga nella notte del 9 luglio del 2003, ma gli arresti al centro del processo sono scattati più di 15 anni dopo, nell’aprile del 2019, con l’operazione attraverso cui Dda di Catanzaro e Polizia hanno puntato a chiudere il cerchio sull’agguato. Maggiori dettagli sull'edizione cartacea di domani di Gazzetta del Sud - Catanzaro