Fino ad oggi era inserito nella lista dei quattro latitanti più pericolosi d’Italia. Stiamo parlando di Pasquale Bonavota, nato a Vibo Valentia il 10 gennaio 1974, a capo della omonima e potentissima cosca di ‘Ndrangheta di Sant’Onofrio, centro alle porte di Vibo Valentia. Bonavota e’ stato arrestato a Genova, al termine di articolate indagini condotte dal Ros e dai comandi provinciali carabinieri di Vibo Valentia e Genova. Già minorenne, Bonavota era parte attiva della cosca familiare guidata dal padre Vincenzo e dai fratelli Domenico e Nicola. E proprio il padre fu assassinato nel 1997 e da lì in poi, dall’età di 23 anni, Pasquale Bonavota fu chiamato a prendere in mano le redini della cosca. Lui la mente, la persona in grado di individuare le strategie per poter fare affari; il fratello Domenico il braccio armato. D’altronde, Pasquale Bonavota è cresciuto a pane e pallottole e nel pieno della sua adolescenza ha assistito alla cruenta guerra contro i Petrolo-Bartolotta di Stefanaconi culminata con la “strage dell’Epifania” nel 1991. Pasquale Bonavota però inizia a frequentare ambienti fuori dalla Calabria e radica il suo raggio d’azione a Carmagnola nel Torinese (vero e proprio feudo dei Bonavota al Nord) e a Roma. Nella Capitale il boss investe ingenti quantità di denaro acquistando numerose attività commerciali divenute e consolidatesi nel tempo come veri e propri centri di spaccio della droga. Ma non solo, Bonavota investe anche nel settore dei videogiochi “al punto - come sottolineato un una recente intervista dal magistrato Marisa Manzini - da risultare, dalle indagini, titolare di una società intenzionata a investire in questo mercato che era all’inizio dello sfruttamento criminale”. Fin da bambino cresciuto in ambienti di ‘Ndrangheta, Pasquale Bonavota ha sempre esercitato un notevole carisma e da tempo aveva lasciato la Calabria, già molto prima che il suo nome comparisse nella maxi inchiesta Scott-Rinascita. Sfuggito al mandato di cattura il 19 dicembre 2019, Bonavota era anche ricercato dal 2018 per altri procedimenti con le accuse di omicidio dalle quali al termine di processi celebrati (uno in primo grado e uno in appello) è stato assolto. Nel novembre 2021 la Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto per non aver commesso il fatto i fratelli Pasquale e Nicola Bonavota, mentre ha condannato all’ergastolo Domenico Bonavota ed a 30 anni ciascuno Onofrio Barbieri e Francesco Fortuna per gli omicidi di Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo uccisi, rispettivamente, nel maggio e nel luglio del 2004. Nel luglio del 2022 Pasquale Bonavota è stato inoltre assolto dall’accusa di aver preso parte all’omicidio di Domenico Belsito avvenuto a Pizzo sempre nel 2004.