Adesso il Comune di Crotone può demolire anche gli ultimi due immobili abusivi appartenenti ai familiari del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Manufatti realizzati nel 1995 a Capo Colonna in un’area dove vige il divieto assoluto di edificazione e sui quali grava un provvedimento di abbattimento. Ieri il Consiglio di Stato, confermando quanto stabilito il 12 novembre 2020 dal Tar di Catanzaro, ha rigettato i ricorsi presentati dalle sorelle del capobastone, Maria e Giovanna Grande Aracri (residenti a Brescello, Reggio Emilia), contro il diniego alle istanze di condono edilizio e contro le ordinanze di demolizione di una villetta ad un piano e di un box in muratura emesse dall’ente il 31 ottobre 2019 (per poi essere rinnovate il 14 febbraio 2020 a causa di un difetto di notifica). Invece, il 20 luglio 2020, il Comune di Crotone mise il primo punto fermo su una vicenda che si trascina da oltre trent’anni, buttando giù tre dei cinque fabbricati irregolari che erano di proprietà di Francesco, Antonio e Rosario Grande Aracri, in quanto costruiti nelle vicinanze del Parco archeologico. Inoltre, Giovanna Grande Aracri era interessata alla definizione del contenzioso anche per finalità risarcitorie perché nel corso del giudizio di primo grado le venne abbattuto l’80 per cento del suo fabbricato. «I due provvedimenti di conferma dei dinieghi di condono (e di contestuale ordine di demolizione) – si legge nella sentenza del collegio presieduto da Andrea Pannone – contengono «una sufficiente motivazione dalla quale emerge con chiarezza l’impossibilità “tecnica e giuridica” di accoglimento delle domande di condono edilizio “nel merito” e ciò indipendentemente dalla questione riferita alla conoscenza dei provvedimenti di diniego del 1990 che le appellanti affermano di non avere mai ricevuto». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro