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Catanzaro, in coma dopo il parto: appello fissato a luglio

Avrà inizio il prossimo 3 luglio il processo d’Appello sul caso dell’oncologa soveratese Caterina (Catia) Viscomi, 43 anni, finita in coma all’ospedale “Pugliese” il 6 maggio 2014 durante il parto cesareo col quale ha dato alla luce il proprio primogenito. In primo grado, nel settembre 2020, il gup Pietro Carè ha condannato a un anno e otto mesi il ginecologo Francesco Quintieri, mentre ha assolto con la formula per non aver commesso il fatto il direttore dell’unità operativa di Anestesia e rianimazione Mario Verre. I sostituti procuratori Stefania Paparazzo e Debora Rizza hanno impugnato proprio la sentenza di assoluzione, mentre l’avvocato Enzo Ioppoli ha proposto appello contro la condanna del suo assistito.
Secondo l’accusa il ginecologo Francesco Quintieri avrebbe «consentito o comunque non impedito» all’anestesista, anch’ella inizialmente indagata e poi deceduta nel corso degli accertamenti della magistratura, la disattivazione degli allarmi dell’apparecchiatura di rilevazione dei parametri vitali della paziente. La stessa anestesista, «con la consapevolezza di Quintieri», non avrebbe neppure attivato il ventilatore automatico «allontanandosi dal capezzale» della puerpera, causando così un’ipossia prolungata che avrebbe trascinato Catia Viscomi nello stato vegetativo «irreversibile». Verre, invece, era finito a processo perché sarebbe stato «consapevole delle reiterate ed allarmanti segnalazioni» giunte «da personale medico» sul comportamento poco ortodosso dell’anestesista poi deceduta.

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