A Vibo anche la "cresta" sui migranti: così mezzo milione è finito nelle tasche degli indagati
Avrebbero fatto una “cresta” che secondo la Dda di Catanzaro sarebbe «certamente superiore» a 421mila euro sui fondi destinati all’accoglienza di migranti minorenni. Sono per questo accusati di truffa aggravata dalle finalità mafiose, nell’ambito dell’inchiesta “Maestrale-Carthago”, Azzurra Joan Pelaggi (indagata a piede libero), Domenico Colloca (fermato), Clemente Mazzeo (indagato a piede libero) e Antonino La Bella (indagato a piede libero). Nelle carte dell’inchiesta del pool antimafia guidato da Nicola Gratteri si parla di «un numero allo stato imprecisato di fatture per operazioni inesistenti verso le società riconducibili a Pelaggi Joan Azzurra, ovvero, nei confronti dell’Associazione onlus Da donna a donna e nei confronti della società cooperativa Abigail (alle quali era affidata, rispettivamente, l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per i Comuni di Mileto, Joppolo e Filadelfia e lo Sprar del Comune di Mileto)». I quattro sono accusati di aver indotto in errore il Comune di Vibo Valentia – che in qualità di ente capofila era deputato ad autorizzare la liquidazione delle spese relative all’accoglienza migranti per tutta la provincia – sulla «effettiva esistenza e regolarità delle prestazioni di beni, opere e servizi». Solo l’associazione “Da donna a donna” tra il 2017 e il 2018 avrebbe ricevuto 1,7 milioni di euro di erogazioni dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo gestito dal Ministero dell’Interno. Ma una parte di questi fondi, secondo l’accusa, avrebbe finito per costituire «un ingiusto profitto» quantificato in almeno 421.039,52 euro con pari danno per lo Stato in quanto la somma «non era destinata a coprire spese realmente sostenute, ma veniva suddivisa» tra gli indagati. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro