Per rendere l’idea dell’influenza sulla politica che avrebbe avuto Cesare Pasqua, ex dirigente dell’Asp vibonese indagato a piede libero nell’inchiesta “Maestrale-Carthago”, i magistrati della Dda di Catanzaro richiamano un colloquio intercettato durante una cena nell’estate del 2018. Al tavolo ci sono due esponenti del Pd (all’epoca uno in Regione e l’altro in Parlamento) e un dirigente che ricopriva un incarico di vertice nell’Asp vibonese. Nessuno di loro è indagato, ma parlano della carriera politica del figlio di Pasqua, Vincenzo (non indagato), eletto consigliere regionale nel 2014 con la lista “Oliverio presidente”, poi passato al centrodestra e candidato con la lista “Jole Santelli Presidente” nel 2020. «Pasqua (padre, ndr) aveva… ha un incarico a tempo determinato – dice il dirigente dell’Asp ai commensali – che il centrodestra gli ha dato perché gli ha consentito la vittoria… Dopo quattro giorni lo abbiamo visto candidato nel centrosinistra… hai capito? Questa è la forza di Pasqua…». Lo stesso dirigente sanitario afferma che Pasqua e Francesco Massara (veterinario anche lui indagato in “Maestrale-Carthago”) «sono stati i soggetti che hanno fatto sciogliere l'Asp» e l’allora consigliere regionale gli fa eco: «La faranno sciogliere un’altra volta». Rispetto ai rapporti con la politica dalle carte dell’inchiesta emerge il ruolo di alcuni imprenditori accusati di essere l’interfaccia dei clan. Uno è Domenico Colloca, ritenuto «partecipe attivo della ‘ndrina di Paravati» (Mileto), con oltre 50 dipendenti «sparsi nella provincia» e interessi nel settore del catering, della distribuzione pasti ai centri di accoglienza per migranti, delle mense scolastiche e ospedaliere. Intercettato, diceva: «Negli ultimi dieci anni il sindaco io l'ho preso per mano e quello che ho portato io è diventato sindaco...».
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