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Cirò Marina, il "pentito" Aloe: Peppe Spagnolo ha avuto un ruolo nell’omicidio di Vincenzo Pirillo

La Dda di Catanzaro ha depositato un nuovo verbale del collaboratore di giustizia sul delitto del 2007

Gaetano Aloe

«Peppe Spagnolo ha sovrinteso tutte le operazioni propedeutiche» all'omicidio di Vincenzo Pirillo: il «pedinamento» della vittima, il «ricovero del motorino da utilizzare» e «quant’altro utile». Il collaboratore di giustizia, il 45enne Gaetano Aloe, che si autoaccusa di aver sparato lui Pirillo mentre si trovava seduto al ristorante Ecò di Cirò Marina, ha fornito una nuova ricostruzione del delitto di sangue che si consumò il 5 agosto 2007. Il pentito - figlio del capobastone Nik Aloe assassinato nel 1987 – condannato a 13 anni e 4 mesi di carcere nell’appello abbreviato di Stige, lo scorso 14 aprile ha reso al pm della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, una versione dei fatti parzialmente differente rispetto a quella rilasciata il 31 marzo. Aloe, in prima battuta, aveva escluso che il cognato Peppe Spagnolo, detto "U banditu", avesse avuto un ruolo nell'uccisione di Pirillo. Adesso, invece, il collaboratore attribuisce a Spagnolo una posizione di rilievo nell'organizzazione dell'agguato mortale. Una serie di elementi aggiuntivi che sono contenuti nel verbale che ieri il pubblico ministero ha depositato nell'udienza del procedimento di rito abbreviato sull’omicidio di Pirillo che vede imputati Giuseppe Spagnolo (su cui grava la richiesta di condanna all’ergastolo) e il boss Giuseppe Farao (per il quale l'accusa aveva sollecitato l’assoluzione).

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