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Crotone, ucciso dopo una lite nel bar: condannati anche in Appello

Confermata la pena a 15 anni per l’81enne Giuseppe Pezziniti, lieve sconto di 2 mesi rispetto al primo grado per il nipote

Una condanna confermata e un’altra lievemente ridotta rispetto al primo grado. Ieri è terminato così il processo di Appello a carico di nonno e nipote imputati dell’omicidio di Stefano D’Arca, il 54enne assassinato l’8 marzo 2019 a pochi metri dal Bar Moka, in viale Regina Margherita.
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha ribadito nei confronti di Francesco Pezziniti (81 anni), che sparò alla vittima, i 15 anni e 7 mesi di carcere che gli erano stati inflitti il 24 giugno 2021 dai giudici di primo grado. Mentre per Giuseppe Cortese (33 anni), è scattato un leggero sconto di pena: da 11 anni a 10 anni e 8 mesi di reclusione. Il 33enne, al quale vengono contestati i reati di concorso anomalo in omicidio e detenzione e porto in luogo pubblico di armi, è stato infatti assolto dalla contestazione del reato di ricettazione «per non aver commesso il fatto».
Il 9 giugno 2022, la Procura generale aveva chiesto la conferma della pronuncia della Corte d'Assise di Catanzaro. Come si ricorderà l’omicidio si consumò la notte dell’8 marzo di quattro anni fa. Pochi minuti dopo la mezzanotte, D’Arca si recò al Bar Moka dove avrebbe aggiunto un atteggiamento aggressivo. Il 54enne, così come ricostruito dalle indagini che furono condotte dai poliziotti della Squadra mobile di Crotone, prima iniziò a litigare con Giuseppe Cortese, per poi iniziare a prendere a calci e a pugni il bancone dell’attività commerciale.

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