«Si esclude la sussistenza sia dell’elemento psicologico del reato ipotizzato, sia di quello materiale a carico dei due sindaci». Si chiude così l’ordinanza con cui il Tribunale del riesame rigetta l’appello avanzato dalla Procura di Catanzaro legato alla richiesta, già bocciata dal gip, di un sequestro preventivo dell’area del torrente Beltrame. Una vicenda partita a ottobre quando per la prima volta il giudice per le indagini preliminari era stato chiamato a esprimersi sulle tesi avanzate dalla procura catanzarese che aveva sostenuto le ragioni di un atto d’urgenza nell’area del torrente Beltrame, la stessa in cui nel 2000 si verificò la tragedia del camping “Le Giare”. A essere messo in discussione l’operato dell’ex sindaco Ernesto Alecci e del suo successore Daniele Vacca, attuale primo cittadino di Soverato. I due sindaci erano stati accusati di essere responsabili di rifiuti di atti d’ufficio per la mancata chiusura di un varco che permetteva il passaggio all’interno del torrente Beltrame, in una tesi accusatoria smontata dall’avvocato Domenico Calabretta, difensore di fiducia dei due sindaci. Il legale ha ricostruito minuziosamente le azioni dell’ente soveratese per rispondere alla pubblica accusa che aveva ipotizzato delle responsabilità per una supposta omissione nel vietare in maniera assoluta, oltre che immediata, l’accesso del pubblico al letto del torrente. «Le azioni dei due sindaci - spiega l’avvocato Calabretta - hanno testimoniato l’interesse nei confronti del potenziale pericolo che ha preso forma nelle ordinanze necessarie a evidenziare il rischio per la pubblica incolumità e nelle azioni alla base del finanziamento per realizzare i lavori di messa in sicurezza, chiesto e ottenuto dall’ente che ha avviato i lavori poi interrotti dalla ditta esecutrice per cause di forza maggiore». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro