Fu arrestata a Gerocarne nell’aprile dello scorso anno Arianna Idà, figlia di Franco Idà, cognato del boss ergastolano delle Preserre vibonesi Bruno Emanuele. La giovane, 24 anni, nel corso di un blitz della polizia, scappò dall’abitazione del cugino, Michele Idà, finito agli arresti per detenzione di armi, munizioni e droga salvo essere individuata dalle forze dell’ordine che, al termine di un breve inseguimento, la fermarono per restringerla ai domiciliari.
Alla giovane, gli agenti del Commissariato di polizia di Serra San Bruno, ritrovarono una somma di 202mila euro in contanti. Denaro che venne sequestrato.
Ebbene, a distanza di poco più di un anno, nella giornata di ieri, il Tribunale, presieduto da Tiziana Macrì, ha assolto Arianna Idà dal reato di riciclaggio perché «il fatto non sussiste», accogliendo le motivazioni addotte dai due avvocati della difesa, Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo, entrambi del foro vibonese, e disponendo la restituzione delle somme a suo tempo poste sotto sequestro. Il pubblico ministero Eugenia Belmonte, per la 24enne aveva chiesto, invece, 3 anni e 4 mesi di reclusione.
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