É mistero sull'identità di tre dei sei indagati nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Crotone sul naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso davanti la spiaggia di «Steccato» di Cutro, con la morte accertata di 94 persone, tra cui 35 minori, ed un numero imprecisato di dispersi.
Nel decreto di perquisizione che la Procura ha notificato, tramite i carabinieri, agli indagati, si citano soltanto i tre finanzieri coinvolti nell’inchiesta. Si tratta del tenente colonnello Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia della Guardia di Finanza; del sottufficiale Antonino Lopresti, dello stesso Roan, che era l’operatore di turno la notte in cui si verificò il naufragio, e del colonnello Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto. Sull'identità degli altri indagati, invece, i magistrati di Crotone hanno imposto l’omissis. Una scelta che ha suscitato non poche perplessità e che potrebbe spiegarsi con la necessità di mantenere il segreto istruttorio per non pregiudicare i possibili, ulteriori sviluppi dell’inchiesta, che presenta aspetti di particolare delicatezza. E questo in considerazione delle conseguenze che potrebbero avere comportato eventuali ritardi o omissioni nella predisposizione dell’intervento di soccorso e di assistenza al barcone sul quale viaggiavano i migranti e che a poche decine di metri dalla riva si sfasciò in mille pezzi, a causa della forza d’urto delle onde, facendo cadere in mare la maggior parte dei migranti che si trovavano a bordo. L’ipotesi fatta da più parti secondo la quale i tre indagati di cui non si conosce al momento l’identità siano appartenenti alla Guardia costiera non ha trovato, al momento, alcun riscontro. Complice anche il riserbo imposto sull'inchiesta dal procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia. Lo stesso magistrato, nel momento in cui ieri si é appreso dell’emissione dei decreti di perquisizione, ha voluto correggere subito la notizia secondo la quale gli accertamenti giudiziari riguardassero anche operatori di Frontex, l’Agenzia europea cui è affidato il sistema di controllo e gestione delle frontiere dei Paesi facenti parte dell’Unione europea. Aggiungendo, però, significativamente, che «il quadro generale dell’indagine è quello». Una frase che potrebbe fare supporre, ma si tratta soltanto di ipotesi, ovviamente, un possibile coinvolgimento nell’inchiesta, col prosieguo degli accertamenti, dell’Agenzia. Oggi, intanto, si registra la presa di posizione dell’avvocato Pasquale Carolei, difensore del colonnello Lippolis. «Si tratta di un’attività - ha detto il legale riferendosi ai decreti di perquisizione che sono stati notificati - a riscontro di un 'pensierò della Procura che presumo e spero emerga da qualche dato significativo contenuto negli atti d’indagine e di cui io sconosco i termini». Aggiungendo di essere in grado, comunque, «riguardo eventuali ipotizzati addebiti precisi» al colonnello Lippolis, «di fornire spiegazioni contrarie a quanto letto nel provvedimento di sequestro». Sulla vicenda é intervenuto anche «Lighthouse reports», un collettivo di giornalisti che si occupa di migrazione, clima, conflitti e corruzione, secondo il quale «il Governo italiano ha mentito sul naufragio», aggiungendo che «sia Roma che i vertici di Frontex sapevano che quell'imbarcazione era in difficoltà quando era stata avvistata sei ore prima della tragedia da un aereo dell’Agenzia europea. Malgrado questo però - sostiene ancora il collettivo di giornalisti - hanno deciso di non intervenire, cercando in seguito di nascondere quanto sapevano».
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