A dieci giorni di distanza, l’imprenditore turistico Paolo Calamita, meglio conosciuto "capitan Paolo" racconta la sua storia in merito all’incidente di cui è stato protagonista scendendo dalla sua imbarcazione. È ancora in ospedale e, da lì ripercorre le diverse fasi che hanno caratterizzato la sua vicenda, tra ritardi nei soccorsi e difficoltà che ancora insistono sull’infrastruttura tropeana. Perché ritiene che anche questi aspetti abbiano inciso: “era buio” evidenzia infatti; “il porto non è illuminato e peraltro manca anche un ormeggiatore, figura importante in tutti i porti d’Italia; perché - precisa - ogni volta che arriva una barca passeggeri c’è l’ormeggiatore che lancia la cima e si approda in sicurezza”. Peraltro lamenta altresì la carenza idrica: “il Comune ha tolto l’acqua, e non si deve trascurare che noi portiamo anche passeggeri, ed è un disagio per tutti”.
Ritornando alla sera del 3 giugno: “quella sera in banchina mi aspettavano 50 passeggeri che hanno assistito alla scena, ed un pescatore è caduto in acqua mentre cercava di slegarmi il piede. L'incidente - chiarisce - è stato alle 19,45 ed i soccorsi sono arrivati in ritardo; peraltro doveva venire anche l’elisoccorso…”. Inoltre, capitan Paolo lamenta che sul posto erano giunti soltanto gli infermieri, perché sull’ambulanza non c’era il medico.
“Ho perso tanto sangue perché sono rimasto tutto il tempo sulla banchina; presso l’ospedale di Catanzaro poi sono arrivato intorno all’una e mi hanno operato sino alle 4”. Ed infine ci tiene a precisare il suo ruolo: “non sono un pescatore ma un armatore molto conosciuto a Tropea; ed attualmente, sono l’unico in città ad avere la barca a trasporto passeggeri”.
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