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Cutro, le mani dei Mannolo sui villaggi turistici: chieste 14 condanne

Il processo d’Appello di Malapianta. Proposta la conferma delle pene di primo grado per il boss e il figlio

Alfonso Mannolo

Alfonso Mannolo «teneva le redini del gruppo familiare, preoccupandosi verso l’esterno di possibili pentiti, premurandosi all’interno del gruppo di evitare arresti o anche solo forme di monitoraggio investigativo e gestendo il sistema di regalie ai vertici delle cosche limitrofe». È uno dei passaggi più importanti della memoria scritta che ieri il pm della Dda di Catanzaro, Pasquale Mandolfino, applicato alla Procura generale, ha depositato nel processo ordinario di secondo grado nato dalle inchieste "Malapianta"-"Infectio" contro la cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro.
Per il presunto boss, il pm della Dda, ha chiesto alla Corte d'Appello di Catanzaro di confermare i 30 anni di carcere inflitti dal Tribunale di Crotone il 24 maggio 2022. Ma il rappresentante dell'accusa ha proposto di ribadire anche altre 11 condanne comminate in primo grado. Tra queste figurano i 19 anni di reclusione per Remo Mannolo e i 17 anni e 2 mesi per Giuseppe Benincasa. Mandolfino nel dettaglio ha chiesto ridurre le pene nei confronti di due imputati. Invece per tre è scattato il concordato tra pm e difesa con le condanne che dovranno essere applicate dai giudici.

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