La genesi dell’indagine “Fangopoli”, che ha svelato un presunto traffico illecito di rifiuti con epicentro nel Lametino, riconduce a un controllo dei carabinieri su un mezzo che perdeva liquami e a due sversamenti avvenuti tra il 2019 e il 2020. Il primo sarebbe avvenuto in un terreno a Feroleto Antico concesso in affitto al presunto prestanome della società al centro dell’indagine, il secondo in agro di Curinga in un altro terreno in uso a una cooperativa agricola. Si sarebbe trattato, in entrambi casi, di compost misto a materiale plastico e metallico vario ma, sentito dagli inquirenti, il referente della cooperativa sostiene di aver richiesto «concime naturale».
Gli episodi riguardano sempre la società finita nel mirino degli inquirenti (la “G&D Ecologica”) che aveva sede nell’area industriale di Lamezia. Dopo averli riscontrati, la Procura lametina ha fatto partire gli accertamenti sull’azienda e le intercettazioni sui presunti amministratori di fatto e sui loro dipendenti. Dalle intercettazioni è emersa la «professionalità nella falsificazione ad hoc dei Fir» (i Formulari identificativi dei rifiuti) ogni qual volta c’era un problema con le ditte conferitarie nell’accettazione dei carichi. E Ciò ha trovato riscontro anche nella denuncia dei responsabili di un’altra ditta proprio in merito alla predisposizione di formulari «falsi».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia