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'Ndrangheta a Crotone, l'affronto di Salvatore Sarcone al boss Mico Megna: lo definì un "pecoraro" e venne ucciso nel 2014

Il boss di Papanice è accusato di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, ucciso da killer al momento rimasti ignoti, con due colpi di pistola alla testa, il 9 settembre 2014

Una delle 34 persone arrestate nell’inchiesta della Dda di Catanzaro è il boss Domenico Megna, di 74 anni, a capo dell’omonima cosca di Papanice, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, ucciso da killer al momento rimasti ignoti, con due colpi di pistola alla testa, il 9 settembre 2014. Il delitto avvenne all’indomani della scarcerazione di Megna. Una volta uscito dal carcere, infatti, il vecchio boss avrebbe agito per ristabilire gli equilibri, «alterati proprio dalla presenza del Sarcone - scrive nell’ordinanza il gip Battaglia - che ne contrastava la leadership e che non voleva piegarsi e rientrare nei ranghi, ritenendo di avere acquisito una dignità ndranghetistica superiore al suo rivale».

A fare il nome di Domenico Megna sono stati alcuni collaboratori di giustizia come Domenico Iaquinta e Francesco Oliverio. Secondo quest’ultimo, «Sarcone era entrato in contrasto con il Megna al punto che i due avevano avuto un violento alterco, avvenuto un mese prima della scomparsa del primo, durante il quale il Sarcone aveva pesantemente insultato il vecchio capo, definendolo pecoraro». Ecco quindi che, sempre secondo il collaboratore, l’omicidio di Sarcone era maturato in questo contesto di rottura ed il Sarcone sarebbe stato venduto dalla famiglia Barilari che lo avrebbe «consegnato al Megna, ottenendo in cambio un vero e proprio riconoscimento criminale». Il pentito Iaquinta, invece, ha riferito «di avere assistito in prima persona al mandato omicidiario che il Megna aveva impartito».

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