Stroncato sul nascere in passato perché finito nelle mire della ’ndrangheta, il progetto di Europaradiso era pronto a ritornare in auge. Emerge anche questo retroscena dalle carte del blitz "Glicine Acheronte" coordinato dalla Procura antimafia di Catanzaro. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno documentato che nel 2017 si era rimessa in moto la macchina per realizzare sulla costa settentrionale di Crotone il grande insediamento turistico (per il quale 16 anni fa erano interessati gli israeliani). Europaradiso, come dimostrò l'inchiesta "Perseus" del 2008, finì al centro degli appetiti dei clan Vrenna-Corigliano-Bonaventura di Crotone, di Papanice e dei Farao-Marincola di Cirò, e per questo non se ne fece più nulla. Ma a riproporre il maxi villaggio, era stato successivamente Salvatore Aracri (finito in carcere nell'operazione di martedì) in seguito a dei contatti avuti con un investitore tedesco intenzionato a mettere in piedi le strutture ricettive. Da qui la decisione di Aracri di rivolgersi a Giancarlo Devona (ai domiciliari) per avere un incontro coi politici locali per far conoscere all'investitore della Germania il leader dei Demokratici Enzo Sculco (domiciliari), l'allora sindaco di Crotone Ugo Pugliese (non indagato) e l'ex consigliera regionale Flora Sculco (indagata a piede libero). Solo che «l'entusiasmo di Aracri - evidenziano i pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio nella richiesta di misura cautelare - si scontrava con il realismo professionale del tecnico» proprietario dell'area sulla quale sarebbe dovuto sorgere Europaradiso, in quanto «reputava il progetto troppo lontano dai dettami normativi e non conforme ai regolamenti ambientali vigenti». Ma il faccia a faccia con gli amministratori saltò in quanto Sculco e Pugliese erano impegnati in un viaggio in Romania.
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