È una classica storia di raccomandazioni, per altro non andate a buon fine, che, pur non avendo alcun risvolto penale, dimostrerebbe, almeno dal punto di vista dei pm della Dda di Catanzaro, come alcuni big della politica calabrese fossero «propensi a tutto» pur di «rastrellare voti». L’obiettivo sarebbe stato quello di procurare a un politico catanzarese con qualche guaio giudiziario e «parentele molto scomode» un posto di lavoro in un’agenzia della Regione Calabria o, in alternativa, in una società privata che riceve incarichi dalla stessa Cittadella. Un’assunzione che, alla fine, non sarebbe andata in porto. I politici che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda, riportata nelle carte dell’inchiesta “Glicine Acheronte” dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, sarebbero l’ex presidente della Regione Mario Oliverio e l’ex vicepresidente Nicola Adamo, ma va chiarito che entrambi sono solo indagati a piede libero perché il gip ha negato i domiciliari chiesti per il primo e il carcere chiesto per il secondo dalla Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Un ruolo più diretto sembrano averlo avuto Giancarlo Devona, ex segretario particolare di Oliverio, e l’ex consigliere regionale Enzo Sculco (per entrambi il gip ha disposto i domiciliari mentre la Dda aveva chiesto il carcere).
La stessa Procura, dopo aver ripercorso la vicenda con tanto di intercettazioni, specifica che «non si può contestare alcuna ipotesi specifica di corruzione elettorale, poiché mancano espliciti e specifici riferimenti a consultazioni, in ordine alle quali l'ottenimento del posto di lavoro fosse ad esse correlato». Ma la ritiene un «tassello» utile a capire come ci si muovesse nei palazzi della Regione – ma si tratta di pratiche certamente comuni nella politica regionale non solo nel periodo al centro delle indagini – e come si ritenesse di poter disporre a proprio piacimento anche degli organismi pubblici che ruotano nella sfera di influenza della Cittadella. Il posto di lavoro al centro della vicenda, che doveva essere trovato al politico catanzarese per assicurarsi il pacchetto di voti di cui disporrebbe nei quartieri del capoluogo, doveva essere all’Arcea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura che è l’organismo pagatore per la Regione Calabria per tutto ciò che concerne i contributi previsti da disposizioni comunitarie, nazionali e regionali a favore del mondo rurale.
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