Decine di torrenti e fiumare che si intersecano tra loro solcando un territorio ad alto rischio idrogeologico. Si diramano lungo la collina e terminano la propria corsa nel Mar Tirreno. Il territorio comunale di Vibo Valentia è pieno di queste situazioni: dal famigerato torrente Sant'Anna, al torrente Candrilli che sfocia a Trainiti, fino ad arrivare al Bravo, all'Antonucci, al Tomarchiello, al Sambuco e a tanti altri "fiumiciattoli". Sono apparentemente innocui, ma rappresentano una fonte di pericolo molto seria sotto almeno due punti di vista: atmosferico quando piove e si ingrossano. Nel 2006 molti di questi torrenti esondarono provocando la tragedia del 3 luglio. In secondo luogo, rappresentano una fonte di pericolo a livello ambientale perchè lungo i loro percorsi sono attraversati spesso da scarichi fognari incontrollati e dall'incuria generale dell'uomo che tende a buttare materiali di ogni genere nelle campagne. Praticamente tutti questi torrenti sono privi di manutenzione, quantomeno a monte. Nonostante l'alluvione del 2006, e tante altre piogge negli anni successivi, gli enti preposti non hanno messo mano ad una manutenzione straordinaria e ordinaria. Qualcosina è stato fatto sul Sant'Anna, ma in prossimità del mare, mentre a monte la vegetazione e i canneti ostruiscono molto spesso il passaggio. "Chi amministra questo territorio non ha memoria storica", così Giovanni Patania, sindacalista (segretario provinciale della Confasila), alla guida all'epoca del Comitato "Alluvionati" che occupò i binari della stazione Vibo-Pizzo qualche giorno dopo l'alluvione del 3 luglio 2006. Davanti al torrente Bravo, Patania fa il punto della situazione. "Le Marinate – sottolinea – ancora oggi sono considerate zona ad alto rischio di dissesto idrogeologico. Basta guardare i letti dei torrenti, soprattutto a monte, per rendersi conto che il pericolo è dietro l’angolo. Le risorse ci sono, ma non sono mai state spese, ferme nei cassetti della Regione".