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Botricello, così Mezzotero chiese aiuto al clan per essere rieletto

I retroscena dell’inchiesta “Glicine-Acheronte” che ha svelato lo strapotere della cosca Megna di Papanice

Il teorema, secondo il quale, oggi, è la politica a rivolgersi alla criminalità organizzata locale per avere vantaggi in termini elettorali, invertendo una tendenza del passato, sembra trovare conferma anche nell’ultima operazione condotta dalla Dda di Catanzaro, denominata Glicine-Acheronte, che ha svelato lo strapotere della cosca Megna di Papanice. Nella richiesta di applicazione di misure cautelari avanzata dalla Procura di Catanzaro, sono contenute delle intercettazioni che risalgono al maggio 2017, poche settimane prima delle elezioni comunali a Botricello. Gli inquirenti ascoltano delle conversazioni che dimostrano un intervento di Giuseppe Aracri, indagato nell’operazione, per mettere in contatto uno dei candidati, Ugo Settimio Mezzotero, già vicesindaco e oggi consigliere comunale di minoranza, con Mario Megna, esponente della cosca omonima. Una circostanza che, secondo gli investigatori, si inquadra nella storica influenza della ’ndrangheta crotonese sul territorio di Botricello: un dato già acclarato da precedenti inchieste, Kyterion e Aemilia. Secondo la Procura, il consigliere avrebbe chiesto l’intercessione di Megna per essere sicuro di essere rieletto. Aracri fece da intermediario e favorì l’incontro fra Mezzotero, candidato nella lista “L’altra Botricello”, guidata da Michelangelo Ciurleo, e Megna, avvenuto 15 giorni prima delle elezioni. In quell’occasione, l’attuale consigliere di opposizione spiegò a Megna di essere candidato, di essere stato vicesindaco per 11 anni, di essere, dunque, un veterano della politica.

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