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Lunedì 25 Novembre 2024

Isola Capo Rizzuto, «le mani degli Arena-Nicoscia sugli appalti ferroviari»

Il tribunale di Milano

I lavori di manutenzione della rete ferroviaria italiana, tra il 2014 e il 2020, sono stati svolti all'ombra della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Lo mette nero su bianco il gup del Tribunale di Milano, Luca Marini, nelle motivazioni della sentenza con la quale - lo scorso 16 gennaio - ha inflitto 14 condanne al termine del procedimento di rito abbreviato scaturito dall'inchiesta coordinata dalla Procura antimafia di Milano sulle presunte infiltrazioni del clan isolitano negli appalti assegnati da “Rfi spa” (parte offesa). L'operazione, scattata l’11 febbraio 2022 con 15 arresti eseguiti dalla Guardia di finanza, avrebbe dimostrato la presunta capacità del gruppo imprenditoriale-criminale degli Aloisio-Giardino, attivo tra Milano e Varese, di mettere le mani sugli interventi di ammodernamento della rete ferroviaria del Paese. A riprova di ciò, il giudice cita «la prassi» - che sarebbe stata «seguita dagli Aloisio come dai Giardino» - di «offrire occasioni di lavoro a persone residenti» ad Isola Capo Rizzuto al fine di «consentire l’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore della costruzione e della manutenzione delle reti ferroviarie». Secondo la Dda meneghina - e adesso anche per il giudice delle udienze preliminari - i fratelli Alfonso, Antonio, Francesco e Maurizio Aloisio, vicini agli Arena-Nicoscia per legami di parentela, sarebbero stati gli amministratori di fatto delle società che, in regime di «subappalti mascherati», avrebbero fornito la manodopera alle grandi imprese vincitrici delle gare indette da “Rete ferroviaria italiana». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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