Non sono state esaminate nel dettaglio le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ecco spiegate le ragioni per le quali la Cassazione, il 2 dicembre 2022, ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d'assise d'appello di Bologna che, il 30 settembre 2021, inflisse quattro ergastoli ad altrettanti imputati coinvolti, a vario titolo, nell'inchiesta "Aemilia 92" della Procura antimafia di Bologna sugli omicidi di Giuseppe Ruggiero, assassinato a Brescello il 22 ottobre del 1992, e di Nicola Vasapollo, avvenuto il 21 settembre ’92 a Reggio Emilia.
La Suprema Corte ha confermato il "fine pena mai" per il 64enne boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri, per la morte di Ruggiero. Mentre ha disposto un nuovo processo di secondo grado per il cutrese Antonio Ciampà, di 65 anni, accusato di entrambi i delitti, per Lino Greco, 58enne di San Mauro Marchesato, e Antonio Lerose, 57 anni di Cutro, ai quali viene addebitata l'uccisione di Ruggiero, e per “Mani di gomma” per l’assassinio di Vasapollo. Per la Suprema Corte - si legge nelle motivazioni - la Corte d'assise d'appello felsinea ha rinnovato il dibattimento facendo una doppia selezione delle testimonianze, specie quelle fornite dai pentiti Angelo Salvatore Cortese, Giuseppe Liperoti, Antonio Valerio, Vittorio Foschini e Salvatore Muto. «I giudici d'appello - scrive il collegio presieduto da Monica Boni - avrebbero dovuto rinnovare la prova dichiarativa nella sua interezza, non potendo limitarsi ad una selezione delle fonti, né delle circostanze sulle quali esse dovevano essere risentite, ma dovevano riguardare tutte le fonti coinvolte».
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