Quattro condanne per quattro imputati. Le ha chieste l’altro giorno il pubblico ministero della Procura antimafia di Catanzaro, Domenico Guarascio, nel corso dell’udienza preliminare del procedimento di rito abbreviato scaturito dall’inchiesta “Thomas”. Si tratta del nome dato all’operazione che - scattata il 15 gennaio 2020 con tre arresti eseguiti dalla Guardia di finanza di Crotone - fece luce sull’esistenza di presunte “talpe” tra le Fiamme gialle che avrebbero rivelato informazioni sulle indagini in corso alle cosche di Cutro, Isola Capo Rizzuto e Belvedere Spinello, oltre che disarticolare le ipotizzate ingerenze del clan dei Grande Aracri sugli appalti gestiti dal Comune di Cutro. Davanti alla gup del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, il pubblico ministero ha chiesto 6 anni di carcere per il 43enne collaboratore di giustizia Giuseppe Liperoti, accusato di associazione mafiosa e di concorso nell’omicidio di Antonio Macrì, avvenuto il 21 aprile del 2000 a Cutro (e per il quale Vito Martino sta scontando la pena dell'ergastolo inflitta nel processo “Scacco matto”). Il pentito - secondo la Dda - avrebbe aiutato i killer caricare il cadavere della vittima e il suo motorino su un carrello per poterne nascondere il corpo. Come si ricorderà, Macrì venne assassinato con dei colpi di mitraglietta sparati alla nuca dopo che uscì dall’abitazione del boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri. Poi, per l’altro collaboratore di giustizia finito alla sbarra, il 59enne Antonio Giuseppe Mancuso, il rappresentante dell’accusa ha sollecitato 2 anni e 8 mesi di reclusione. A Mancuso viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa e l’alterazione - a favore della “locale” di ’ndrangheta di Cutro - di «veline e documenti bancari al fine di formare fidejussioni false» per permettere alla ditta “Edilsysistem” di Lamezia Terme di fruire di appalti pubblici e di transazioni bancarie. A seguire, il pm Guarascio ha proposto di condannare a 3 anni di detenzione il 62enne Domenico Ferrara, il luogotenente della Guardia di finanza di Crotone ora in quiescenza, in quanto avrebbe effettuato – tra il 2017 e 2018 – diversi accessi abusivi alla banca dati delle Fiamme gialle per avere notizie di vario genere. Infine, 3 anni di carcere sono stati chiesti per Giuseppe Greco, 48enne imprenditore cutrese, al quale viene addebitata l’istigazione alla corruzione. Greco è ritenuto responsabile di aver offerto - nel 2018 - 5mila euro al finanziere Giuseppe Condemi (imputato nel processo di rito ordinario di “Thomas”), affinché intervenisse su un’attività di polizia che lo riguardava per tutelarlo da eventuali sanzioni. «Anche se dobbiamo dargli 5 mila euro…», diceva l’imprenditore in una conversazione intercettata dagli inquirenti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria