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Gestione appalti post-sisma a Mantova: i Todaro di Cutro scelgono il rito abbreviato

Padre e figlio sono accusati di corruzione aggravata dal metodo mafioso. Sott’inchiesta in 21. Ipotizzare collusioni col clan Dragone-Ciampà

Giuseppe Todaro e suo padre Raffaele (originarti di Cutro), i principali accusati dell'inchiesta antimafia "Sisma" della Dda di Brescia, hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato condizionato alla loro testimonianza e alla produzione di documenti. Così come hanno optato per il rito alternativo (che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena) anche altri quattro imputati: Alfonso Durante, Antonio Durante, Enrico Ferretti e Giuseppe Ruggiero. Invece, solo l'imprenditore edile Giuseppe Di Fraia patteggerà 2 anni e 9 mesi di carcere. Davanti al gup del Tribunale di Brescia, Alessandro D'Altilia, è terminata così la seconda udienza preliminare del procedimento a carico di 21 persone nato dall'operazione “Sisma” della Dda bresciana che avrebbe fatto luce sulle presunte ingerenze della cosca Dragone-Ciampà di Cutro negli appalti per la ricostruzione dei comuni del Mantovano che nel 2012 vennero colpiti dal terremoto.
Inoltre, Giuseppe Todaro (nipote del boss Totò Dragone di Cutro, assassinato il 10 maggio 2004 per volere dei rivali della “locale” di ‘ndrangheta dei Grande Aracri) sarà giudicato dal gup del Tribunale di Bologna, competente per territorio, per le contestazioni di corruzione e dichiarazione fraudolente, entrambi i reati aggravati dalla finalità mafiosa, che sarebbero state commesse in provincia di Reggio Emilia. Allo stesso modo, saranno vagliate dal giudice per le udienze preliminari felsineo pure le posizioni di Pierangelo Zermani (per un episodio di corruzione), Omar Vidi e Maria Luisa Soldà (entrambi per falsa fatturazione).
Col blitz scattato il 10 gennaio scorso con 10 arresti eseguiti dai carabinieri di Mantova, i pubblici ministeri Francesco Prete e Claudia Moregola si dissero convinti di aver accertato la reviviscenza del clan Dragone-Ciampà che secondo la tesi accusatoria sarebbe stato in grado di mettere le mani sui lavori post sisma nel Mantovano.

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