«Una serata stupenda. Per lo più perché ci sono state molte persone, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio rispetto ad altre volte in cui magari non ci calcolavano. Per noi oggi è stata una serata bellissima, piena di emozioni, gioia e conoscenza». È tutto racchiuso in queste parole, inconsapevolmente affilatissime, taglienti come rasoi che attentano al cuore di una società distratta dal contingente, dall’emergenza, dai personalismi, dalle banalità e dai falsi problemi, il senso di “Schermi”: il valore sociale della condivisione della cultura sul territorio è condensato con semplicità e chiarezza in quello che due giovanissimi abitanti del quartiere Aranceto hanno raccontato a Mauro Lamanna, ideatore e promotore della rassegna di cinema itinerante. Senza retorica, senza avere addosso il peso di una responsabilità politica e amministrativa, i due ragazzini hanno racchiuso in poche battute l’obiettivo che qualsiasi amministrazione comunale – o meglio, ogni nucleo sociale - dovrebbe impegnarsi a realizzare investendo praticamente ogni energia fisica ed economica a disposizione. Perché l’inclusione sociale è sì un fine obbligatorio da perseguire per qualsiasi amministrazione che si voglia definire attenta, ma allo stesso tempo è anche un mezzo che permette ad un intero contesto di svilupparsi, di crescere, di evolversi. L’emancipazione personale è un bisogno innato per l’uomo, spesso più forte di ogni retaggio culturale che una società tramanda al suo interno. E i ragazzi dell’Aranceto l’hanno spiegato benissimo: tra i giovani e i giovanissimi c’è forte desiderio di essere considerati molto più che soggetti passivi di sporadici tentativi di integrazione sociale, bensì di essere realmente inclusi, senza pregiudizi, senza paternalismi, senza spirito di colonizzazione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro