Ergastolo per il 62enne Cataldo Marincola e assoluzione per Silvio Farao di 75 anni. Davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro presieduta da Alessandro Bravin, è terminato così ieri il processo ordinario di primo grado a carico dei due imputati considerati (insieme a Giuseppe Farao), i capi indiscussi della cosca Farao-Marincola di Cirò, ed ambedue sottoprocesso per l'omicidio dell’allora reggente del clan Vincenzo Pirillo, freddato con quattro colpi di pistola il 5 agosto 2007 mentre si trovava seduto al ristorante "Ekò" di Cirò Marina. Il pubblico ministero della Procura antimafia di Catanzaro, Domenico Guarascio, a conclusione della sua requisitoria aveva chiesto il carcere a vita per entrambi. Ma i giudici hanno deciso altrimento mandando assolto Farao che è stato assistito dall’avvocato Gianni Russano mentre Cataldo Marincola è stato rappresentato dai penalisti Salvatore Staiano e Sergio Rotundo. Quello definito ieri non è il solo procedimento scaturito da quell’agguato messo a segno in una pizzeria piena di persone. È in corso infatti un giudizio di rito abbreviato sull'uccisione di Pirillo col pm che in questo secondo procedimento ha sollecitato il "fine pena mai" per il 53enne Giuseppe Spagnolo, detto "U banditu", e l'assoluzione nei confronti del boss Giuseppe Farao di 76 anni. Secondo una prima ricostruzione investigativa, Pirillo, che fino al momento della sua uccisione era il reggente della consorteria criminale di Cirò Marina in assenza dei capi – Silvio Farao e Cataldo Marincola – che latitavano per sfuggire ad una condanna per omicidio, sarebbe stato fatto fuori a causa della cattiva gestione della “bacinella”, ossia la cassa comune del clan nella quale confluivano i soldi sporchi delle estorsioni, del traffico di droga e degli affari illeciti della “locale” di ‘ndrangheta. Ma a riscrivere la storia del delitto che 16 anni fa cambiò gli equilibri interni della cosca cirotana, ci ha pensato di recente il neo collaboratore di giustizia, Gaetano Aloe. Il pentito, che s’è autoaccusato di aver sparato a Pirillo con l’aiuto di altri complici, ha raccontato agli inquirenti della Dda di Catanzaro che l’assassinio venne ordinato da Cataldo Marincola. Il motivo? Occorreva vendicare l’omicidio di Natale Bruno nel 2004, la cui morte sarebbe avvenuta per volere dello stesso Pirillo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di domani di Gazzetta del Sud - Catanzaro