Cirò e Cirò Marina fanno parte di «un unico locale» di 'ndrangheta, ma per ciascuno dei due comuni «si formano i responsabili». Il 45enne collaboratore di giustizia, Gaetano Aloe, descrive in alcune sue dichiarazioni rilasciate ai magistrati che lo stanno sentendo da quando ha deciso di “saltare il fosso” come si sarebbe riorganizzata la cosca Farao-Marincola di Cirò, indicando i presunti referenti chiamati a guidare la storica organizzazione criminale ’ndranghetista durante gli anni di carcerazione dei vertici del clan, gran parte dei quali finirono in manette in occasione dell'operazione "Stige" coordinata dalla Dda di Catanzaro, venuta alla luce il 9 gennaio 2018 con 169 arresti. «Comunque con i cirotani in quel periodo si riferisce Peppe Cariati, Ciccio Amantea, Gino Vasamì, Gianluca Scigliano, Luca Frustillo, Cataldino Cornicello e Gianfranco Musacchio», ha spiegato il pentito il 26 maggio scorso comparendo davanti ai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale e del Nucleo investigativo di Crotone che l'hanno interrogato su delega del sostituto procuratore della Procura antimafia di Catanzaro, Domenico Guarascio. Le dichiarazioni di Aloe, che è il figlio del capobastone Nik Aloe assassinato nel 1987, sono adesso confluite nel processo in corso al Tribunale di Crotone sul "far west" (la sparatoria) che si verificò a Cirò Marina il 14 agosto 2022 che vede sotto accusa sette imputati per il raid punitivo ai danni di un allevatore. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro