Il rischio default di Fondazione Betania riguarda tutte le strutture socioassistenziali dell’ambito di Catanzaro e Soverato. La situazione è al limite del collasso, le conseguenze per i pazienti, i lavoratori e le loro famiglie intuibili. Se le istituzioni – a partire dai Comuni capoambito come Catanzaro – non faranno in fretta la propria parte non sarà solo Betania «a morire per crediti». La speranza è che la mobilitazione annunciata per lunedì 7 agosto di fronte a Palazzo De Nobili induca ad agire chi ha le competenze e le risorse economiche. Il quadro dettagliato di una vicenda che unisce la solita tiritera del rimpallo di responsabilità, i guai causati dalla riforma («meglio definirla deforma») del welfare calabrese e gli arretrati che hanno tempi omerici, è stato illustrato dal portavoce del Forum del Terzo settore Catanzaro-Soverato Rosario Bressi e dal presidente di Fondazione Betania padre Piero Puglisi. «La riforma del welfare, che in realtà è solo l’applicazione di un regolamento regionale, sta creando molti dissesti e rischia di far crollare tutto il comparto», ha sottolineato Puglisi in quella che, più che una conferenza stampa, è stata un’assemblea pubblica alla quale hanno partecipato tanti dipendenti e responsabili di altre strutture fra cui Zummo, ad di Karol-Betania. «Il problema non è il mondo del Terzo settore - ha aggiunto Bressi nell’auditorium della Fondazione, a Santa Maria -, le responsabilità sono istituzionali, per cui continuare ad alimentare problemi e ritardi è intollerabile. Il Terzo settore non può essere la stampella della pubblica amministrazione, siamo molto preoccupati perché rischia di esplodere una bomba sociale». Puglisi ha lamentato l’assenza di incontri, pur richiesti, a livello regionale con il governatore o suoi delegati autorevoli: «C’è un tavolo di concertazione che sta cercando di mettere mano a un regolamento che fa acqua da tutte le parti, ma i tempi sono lunghi». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro