In un casolare sulla 106, a ridosso del bivio di Steccato di Cutro, il boss Nicolino Grande Aracri e altre persone avrebbero proposto «un affare» a Giuseppe Giglio, ritenuto il braccio economico della cosca cutrese in Emilia e poi diventato collaboratore di giustizia. Lo ha raccontato lui stesso agli inquirenti. L’episodio risalirebbe a una decina di anni fa ed è confluito nelle carte dell’inchiesta “Glicine Acheronte”, in cui si legge di grosse operazioni commerciali rese possibili da «garanzie bancarie false» ottenute grazie a direttori di banca compiacenti. Il racconto di Giglio si chiude con un “omissis” che lascia aperti nuovi scenari investigativi. L’affare riguardava proprio queste garanzie e assieme a Grande Aracri (non coinvolto in questa inchiesta) ci sarebbero stati due vibonesi, all’epoca sui 30-35 anni, di cui uno si sarebbe presentato come «nipote del capocosca Mancuso», (clan egemone nel Vibonese). «Non ricordo il nome di questo ragazzo né so a quale dei Mancuso era nipote», mette a verbale Giglio, ma sostiene che in quell'incontro Grande Aracri e i due vibonesi gli chiesero di usare una delle sue società «per acquistare un ingente quantitativo di gasolio» tramite «false» garanzie: «Mi consegnarono due garanzie bancarie, del valore di circa 600 mila euro, emesse una dalla Deutsche bank di Reggio Emilia, ed un'altra dal Banco Popolare di Crotone». I tre avrebbero detto di avere «la compiacenza dei direttori di banca emittenti». Si tratterebbe di garanzie «associate ad un codice swift» e «immesse nel sistema di messaggistica bancaria» che, dunque, «possono essere visionate da tutti gli emittenti bancari». L'affare avrebbe dovuto funzionare così: «Io mettevo a disposizione qualche società, avrei contattato i distributori di gasolio, quali Eni, Agip, eccetera, ed il gasolio sarebbe stato pagato tramite questa falsa garanzia bancaria. L'accordo prevedeva la spartizione del guadagno in 3 parti: una volta ricevuto il gasolio, io avrei rivenduto o utilizzato per conto mio, ma dovevo dividere il guadagno anche con Nicolino Grande Aracri e con i due soggetti del vibonese». La «particolarità» è che i vibonesi e Grande Aracri gli avrebbero assicurato «come queste garanzie bancarie si sarebbero poi “sganciate” dal circuito bancario». Leggi l'articolo completo sull'edizione di Gazzetta del Sud - Calabria