Si sono difesi dalle accuse che gli vengono mosse dalla Dda di Catanzaro negando l’esistenza d’un sodalizio criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti a Cosenza. Benché fossero assistiti dallo stesso legale – l’avvocato Evis Sema – Obinna Kinsley Nwigwe, e Regep e Toni Berisa hanno seguito due differenti linee difensive. Il primo, indicato dai magistrati della Dda come il vertice del sodalizio criminale specializzato nello spaccio di marijuana e hascìsc, ha risposto alle domande del giudice. Gli altri due, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere rilasciando delle dichiarazioni spontanee. In entrambi i casi, però, è stata negata l’esistenza d’un gruppo organizzato. Obinna Kinsley Nwigwe ha dichiarato di dedicarsi saltuariamente all’attività di spaccio. L’uomo, che dalle carte dell’indagine è indicato come l’organizzatore del gruppo, è comparso davanti al gip distrettuale ieri mattina e ha detto d’aver ceduto, di tanto in tanto, solo qualche dose di “erba”, ma di non aver fatto parte di alcun gruppo di pusher. Analoga la difesa di Regep e Toni Berisa. Entrambi si sono rifiutati di rispondere alle domande, ma hanno dichiarato di non aver mai spacciato droga, ammettendo, però, d’essere dei consumatori di marijuana e di condividere questa sorta di vizio anche con gli amici. È rimasto in completo silenzio, invece Ibrehim Yakubu che è difeso dall’avvocato Elide Chiappetta. Il silenzio di quest’ultimo – che l’altro ieri è addirittura evaso dai domiciliari – sarebbe dovuto al timore di ripercussioni, visto che dopo il suo arresto, avvenuto nel 2020 nella stazione ferroviaria di Castiglione, avrebbe avviato una collaborazione con i carabinieri. Proprio per la paura che gli potesse capitare qualcosa di brutto ha lasciato i domiciliari per cercare riparo fuori dalla Calabria. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza