Il Pronto soccorso è la grande porta d’ingresso dell’ospedale Jazzolino, dove ogni giorno arrivano decine, se non addirittura centinaia di persone. Si tratta di un lavoro immane per i medici di prima linea, che devono esaminare e valutare con occhio attento ogni patologia senza lasciare nulla di intentato. L’organizzazione messa in atto dal primario, il dottore Enzo Natale, è capillare. Basta restare qualche ora in corsia per capire quanto ogni utente venga trattato con la massima cautela. Il primo step è al triage dove si viene registrati e indirizzati in base alla gravità della situazione. Operazione non facile, che vede coinvolto il personale infermieristico. I codici per colore (bianco, verde, giallo e rosso) consentono di razionalizzare i tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti e delle risorse disponibili. Il criterio di scelta non si basa prevalentemente sul solo ordine di arrivo. Il Pronto Soccorso non è, infatti, il bancone del salumiere dove si viene serviti in base a chi arriva prima, ma un posto dove ci si reca (o si viene portati) per motivi di salute, talvolta talmente gravi da richiedere un intervento immediato. Neppure il triage è una novità, considerato che nasceva circa 2 secoli fa sui campi di battaglia dove si doveva scegliere su quale soldato intervenire in base alla gravità delle lesioni ed alla disponibilità delle risorse. In Italia veniva introdotto nel 1996 con un atto di intesa Stato-Regioni e successivamente con le linee guida del 2001. Per altro, all’interno di uno stesso codice vi è una serie di variabili dove l’ultimo dei fattori che determina la priorità dovrebbe essere proprio l’ordine temporale di arrivo. Ma molti utenti continuano a lamentarsi per l’attesa e per la carenza di strumentazioni, in particolare le carrozzine per gli spostamenti all’interno del nosocomio. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro