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Bonifica a Crotone, i “ritardi” che allarmarono Eni. Sculco voleva la reindustrializzazione

Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta “Glicine Acheronte”

Non un'area a destinazione turistica, bensì una zona per nuove fabbriche. E poco importa se tale proposito avrebbe allungato i tempi della bonifica dell'ex sito industriale di Crotone. Per questo, nel 2017, Enzo Sculco avrebbe contrastato l'allora progetto della Syndial (oggi Eni Rewind) di tombare i rifiuti "in loco", in quanto era intenzionato a far smaltire gli scarti del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara nell'impianto di Columbra. È quanto ha scoperto la Dda di Catanzaro con l'inchiesta "Glicine Acheronte" scattata lo scorso 27 giugno con 43 misure cautelari eseguite dai carabinieri. Si tratta del blitz che ha messo all'angolo la cosca Megna di Papanice e smantellato il presunto comitato d'affari che avrebbe influenzato le istituzione pubbliche per fini elettorali.
Sculco, scrivono gli investigatori della Dia, ad aprile 2017 convocò una riunione con Giancarlo Devona, ex braccio destro del governatore Mario Oliverio, e Nicola Adamo, già parlamentare, «affinché venissero contrastati dai vertici regionali i due piani di bonifica fino a quel momento proposti da Syndial» secondo «una linea che aveva come scopo quella di ottenere la bonifica senza la predisposizione di una nuova discarica e osteggiando il progetto di tombamento dei rifiuti». In pratica, si legge tra le carte dell'indagine, il fondatore del movimento politico dei Demokratici «e la sua cordata pretendevano che i rifiuti pericolosi venissero trasferiti in una discarica già esistente», quella di Columbra, «al fine di programmare un nuovo sviluppo industriale dell'area, impossibile in caso di tombamento dei rifiuti, a discapito di una destinazione ad uso turistico».

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