«Ho solo svolto pratiche legali»; «La mia attività non è mai stata prestata per fini usurai». L'avvocato Vincenzo Tridico si è difeso dalle accuse di usura. Ed ha ripetuto più volte questi concetti davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola. Il professionista conosciuto a Cirò Marina, che l'altro giorno è finito agli arresti domiciliari insieme all'imprenditore Cataldo Basile per usura, estorsione ed erogazione abusiva del credito, nel corso dell'interrogatorio di garanzia s'è difeso cercando di ribattere alle accuse di aver contribuito a mettere in piedi a Cirò Marina (insieme a Basile, che però s'è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip) un giro di prestiti di denaro a tassi d'interesse superiori ai limiti stabiliti dalla legge.
Le Fiamme gialle hanno contato 16 episodi di somme concesse alle vittime dal 2008 al 2019 con un tasso di interesse che oscillava dal 19 al 188 per cento, più altre 22 vicende di natura estorsive. Gli investigatori contestano ai due di aver elargito 920 mila euro a professionisti, piccoli e medi imprenditori e titolari di aziende vitivinicole del Cirotano che versavano in difficoltà economica, che avrebbero prodotto un utile di circa 500 mila euro per le tasche del presunto duo di "cravattari". Ecco perché, di fronte al muro di contestazioni eretto dalla Procura di Crotone, Tridico, ha negato di aver vestito i panni dello "strozzino", sottolineando che le azioni giudiziarie da lui avviate nel Palazzo di giustizia erano solo mirate a recuperare i crediti vantati da Basile, oppure ad assisterlo in caso di inottemperanza da parte di altri, dei rapporti negoziali portati avanti dallo stesso imprenditore.
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