«Per il compare Mico diventa una cosa più facile perché dice: “Giovanò, diretto, qua siete i padroni voi? Sì! Qua siete i padroni voi, io sono della zona...questo lo dovete prendere a lavorate, punto e basta!”». Pasquale Morelli, detto “Cavuzi Larghi”, uno dei presunti capi del gruppo criminale dei Maesano di Isola Capo Rizzuto, era intenzionato a rinvolgersi al boss di Papanice, Mico Megna, per fare assumere il figlio di un amico in un centro commerciale che apre sulla Strada statale 106 che attraversa Crotone. Lo ha accertato la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con l'operazione “Garbino” che martedì ha portato i poliziotti delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro ad eseguire 11 fermi (per complessivi 29 indagati) a carico di vertici e fiancheggiatori delle cosche isolitane dei Maesano e Pullano. I quali, secondo gli inquirenti, avrebbero preso in mano la gestione degli affari illeciti dopo gli arresti e le condanne scattate con le inchieste del recente passato. Tra le vicende finite sotto la lente degli investigatori, c’è quanto si verificò a giugno 2020 quando Morelli si recò nell'attività commerciale per sollecitare l'assunzione di un ragazzo. Solo che al termine dell'incontro - scrivono i pubblici ministeri Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino nel decreto di fermo - i titolari manifestarono «perplessità» per «tale assunzione». Da qui prese le mosse la «strategia» alternativa di Morelli per arrivare all'obiettivo: «rivolgersi al boss papaniciaro». «Compà, i discorsi così si fanno - diceva l'indagato in merito al possibile intervento del capobastone - È inutile che va quello, va quello, va quello, perché adesso si sono fatti tutti esperti le persone». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro