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'Ndrangheta a Crotone, luce sull'omicidio di Giovanni Vatalaro del 1991: arrestato il 69enne Mario Esposito

L’autore materiale di un omicidio di 'ndrangheta compiuto nel lontano 1991 a Crotone è stato arrestato oggi dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro che hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del capoluogo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nei confronti dell’uomo. Si tratta di Mario Esposito, 69enne di Isola Capo Rizzuto, che, peraltro, è attualmente detenuto per altra causa. Gli investigatori del centro operativo Dia di Catanzaro hanno risolto il cold case di 32 anni fa riuscendo a ricostruire causale e dinamica dell’omicidio di Giovanni Vatalaro, all’epoca esponente di spicco della cosca Vrenna di Crotone, assassinato a colpi di lupara in un agguato di mafia avvenuto il 22 febbraio 1991 nel rione Fondo Gesù nell’ambito di uno scontro con la cosca Arena Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Vatalaro, che all’epoca aveva 27 anni, viaggiava a bordo di un’autovettura Fiat Uno insieme alla moglie appena 21enne quando due persone gli intimarono l’alt con una paletta in dotazione alle forze dell’ordine: una di queste esplose poi alcuni colpi di fucile all’indirizzo della vittima, mentre la moglie rimase illesa.

Esposito è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalle modalità mafiose. Secondo quanto contestato dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Pasquale Mandolfino, Esposito avrebbe commesso l'omicidio di Vatalaro insieme ad un complice, Francesco Papaleo, ucciso a sua volta in un agguato mafioso nel 1994. Esposito e Papaleo, per uccidere Esposito, si travestirono da poliziotti e istituirono un falso posto di blocco nel rione "Fondo Gesù» di Crotone. In tal modo, utilizzando anche una falsa paletta in dotazione alla polizia, bloccarono l’auto sulla quale Vatalaro viaggiava insieme alla moglie, lo fecero scendere dalla vettura con la scusa di doverlo sottoporre a controllo e lo uccisero con alcuni colpi d’arma da fuoco. L’omicidio, secondo quanto afferma il Gip distrettuale nell’ordinanza di custodia cautelare, fu commesso da Esposito su mandato della cosca di 'ndrangheta Arena-Nicoscia, contrapposta a quella dei Vrenna, della quale avrebbe fatto parte la vittima. L’inchiesta che ha portato all’emissione del provvedimento restrittivo a carico di Esposito si è avvalsa delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, Vittorio Foschini, Giuseppe Vrenna e Luigi Bonaventura.

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