Quattro condanne confermate, tra cui quella a 30 anni di carcere inflitta in primo grado al presunto boss Alfonso Mannolo e l’altra a 19 anni di reclusione che sono stati comminati al figlio Remo. E poi, dieci pene ridotte rispetto a quelle inflitte il 24 maggio 2022 dal Tribunale di Crotone e quattro patteggiamenti.
Così ha deciso ieri la prima sezione penale della Corte d'Appello di Catanzaro al termine del processo di secondo grado a carico di 18 imputati scaturito dalle inchieste unificate Malapianta-Infectio coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro la cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso-Falcone di San Leonardo di Cutro. Il collegio giudicante presieduto da Giancarlo Bianchi ha quindi mantenuto pressoché intatto il quadro accusatorio ipotizzato dai pubblici ministeri con le operazioni messe a segno da Guardia di finanza di Crotone (Malapianta) e Polizia di Stato (Infectio) tra maggio e dicembre 2019 lungo l’asse San Leonardo di Cutro-Umbria.
Le condanne confermate: Per Alfonso Mannolo sono stati ribaditi 30 anni di carcere; Remo Mannolo, 19 anni; Annunziato Profiti, 4 anni; Antonella Bevilacqua, 11 anni. Le pene ridotte: Giuseppe Benincasa a 7 anni di carcere (17 anni e 2 mesi in primo grado); Alberto Benincasa, 3 anni e 3 mesi (4 anni e 6 mesi); Mario Cicerone, 4 anni e 6 mesi (7 anni e 6 mesi); Antonio De Franco, 7 anni (13 anni); Francesco Falcone, 15 anni e 9 mesi (16 anni); Roberto Fusari, 2 anni e 6 mesi (3 anni e 9 mesi); Luca Mancuso Trabucco, 3 anni (4 anni); Luigi Giappichini, 7 mesi con pena sospesa (5 anni); Paolo Menicucci, 3 anni (5 anni); Pietro Russo, 7 mesi con pena sospesa (3 anni). Le quattro condanne concordate: Piero Giacchetta, 2 anni e Renzo Tiburzi, 2 anni (per tutti pena sospesa); Pasquale Nicola Profiti, 5 anni; e Ciro Di Macco, 2 anni.
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