Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 23 Novembre 2024

Badolato, estorsioni ai baroni Gallelli: le sentenze sono definitive

Il Castello neogotico dei baroni Gallelli a Badolato costruito nel 1853, con attorno un parco di ben 12 ettai

Ha retto fino alla Cassazione l’inchiesta denominata Pietranera, che svelò l’asfissiante sistema di estorsioni subito dai baroni Gallelli (proprietari della tenuta da cui prese il nome l’operazione), da parte degli esponenti badolatesi della cosca Gallace-Gallelli. Contro la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Catanzaro il 3 marzo 2022, hanno proposto ricorso Vincenzo Gallelli, 80 anni, ritenuto il capo, Antonio Gallelli, 43 anni, Francesco Larocca, 57 anni, e Giuseppe Caporale, 42 anni, difesi dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino. I giudici della Suprema Corte hanno rigettato i ricorsi presentati da Vincenzo Gallelli, Antonio Gallelli e Giuseppe Caporale, condannandoli al pagamento delle spese processuali e hanno annullato senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Francesco Larocca, limitatamente alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici sostituita con quella temporanea di anni 5 e dell’interdizione legale che elimina. Hanno rigettato nel resto il ricorso. Le pene comminate nei confronti degli imputati sono diventate definitive: 6 anni nei confronti di Vincenzo e Antonio Gallelli, e Giuseppe Caporale e 4 anni nei confronti di Francesco Larocca. I giudici della Corte di Cassazione hanno messo nero su bianco nelle motivazioni del rigetto che la sentenza della Corte d’appello ha riconosciuto i ricorrenti responsabili di concorso nell’estorsione aggravata dall’uso del metodo mafioso in danno dei fratelli Vittorio e Lucia Gallelli, consistita nel costringere le due persone offese a modificare e rivedere i termini e le condizioni contrattuali che Gallelli aveva fissato il 26 luglio 2015 con Giuseppe Gallelli, detto “patato”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

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