Il viaggio, l’emozione di trovarsi in Terra Santa, crocevia di culture e religioni, e poi la paura. Quel tipo di paura che solo la guerra può incutere in chi non l’ha mai vista o vissuta, se non dallo schermo di un televisore. Un terrore con cui convive da giorni Valentina Barbieri, di Borgia, che si trova in Israele, assieme a un gruppo di 30 persone. «Faccio anche fatica a parlare – ci racconta la 40enne – abbiamo paura. E la paura mi fa perdere lucidità». Quello che doveva essere un viaggio alla riscoperta delle radici della Cristianità, un cammino di fede e di preghiera, si è trasformato in un incubo da cui la donna spera di uscire al più presto, facendo rientro in Italia.
«Il 4 ottobre – ha riferito Valentina – quando siamo arrivati, eravamo tutti felici e spensierati... ma poi nel volgere di pochi giorni è cambiato tutto. Il 7 ottobre scorso, ignari di tutto, stavamo andando a Gerico, vicino alla striscia di Gaza, ma alla prima fermata, alcuni uomini ci hanno detto che non sarebbe stato possibile passare da quella zona, perché c’era stato un attentato. Quelle parole avevano suscitato in me qualche domanda su cosa fosse realmente accaduto. Tuttavia, nonostante i primi dubbi iniziassero a serpeggiare nella mia mente – continua Valentina – la nostra guida, un prete rumeno, splendida persona, ci esortava a stare tranquilli e a mantenere la calma. Ci diceva che probabilmente si trattava di un dispetto, perché era in corso una ricorrenza, ma non ho capito bene a cosa si riferisse la guida».
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