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Isola Capo Rizzuto, inchiesta Jonny: nuovo processo d’appello per don Scordio

Secondo la Cassazione per il prete è necessario considerare il concorso esterno

Don Edoardo Scordio

Da un lato c'è la «fragilità» delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia sulla «partecipazione» del 79enne don Edoardo Scordio alla cosca Arena-Gentile-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Dall'altro gli «episodi» che sono sì «indicativi» della «complicità del religioso nella illecita gestione» del Centro d'accolglienza per migranti di Sant'Anna, ma difatti privi di «rilevanza» per dimostrare l'«intraneità» al clan dell’ex parroco della chiesa Maria Assunta. Ecco perché, la condotta del fondatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto sarebbe da inquadrare nell'ipotesi di «concorso esterno» all'organizzazione ‘ndranghetistica. Sono le ragioni per le quali la Cassazione, lo scorso 25 maggio, ha annullato con rinvio ad un nuovo giudizio di secondo grado la sentenza, in merito all'accusa di associazione mafiosa, della Corte d’Appello di Catanzaro che il 12 aprile 2022 condannò don Scordio a 8 anni e 8 mesi di carcere nell'ambito del troncone processuale di rito ordinario nato dall'inchiesta "Jonny" della Dda di Catanzaro. Contestualmente, la Suprema Corte aveva reso definitive due condanne e tre assoluzioni per poi disporre un appello bis per altri sei imputati finiti al centro dell'operazione che nel 2017 fece luce sulle presunte ingerenze dei clan di Isola Capo Rizzuto sul "Cara" durante la gestione della Misericordia.

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