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Vibo, sit-in di partiti e associazioni: "Giù le mani dalla 194. No ad ingerenze da parte della Chiesa"

La manifestazione si è tenuta a seguito delle polemiche scaturite dopo le parole del vescovo Attilio Nostro durante la messa della festa della madonna del Rosario

L’eco delle parole pronunciate dal vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro, dal sacro pulpito della messa della Madonna del Rosario, invitando i fedeli a firmare al banchetto allestito davanti alla chiesa a sostegno della proposta parlamentare di rendere obbligatoria, per i medici dei consultori, la pratica di fare ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne in procinto di abortire, non sembra affatto essersi arrestato. Anzi, dopo il coro di polemiche e prese di posizioni nette di contrarietà, questa mattina, proprio sul corso principale della città capoluogo, militanti attivisti di partiti e associazioni si sono dati appuntamento per un sit-in di protesta , con una parola d’ordine inequivocabile: giù le mani dalla 194.

E così, sotto l’ombrello del coordinamento che porta proprio questo nome, “Giù le manidalla194”, Anpi, Cgil, Giovani comunisti, Liberamente Progressisti, Non Una di meno, il Pd, Democratiche, Rifondazione Comunista e Vibo Resistenti, hanno riunito le loro compagini, a maggioranza femminile, per sostenere pubblicamente e con forza il diritto delle donne all’aborto, così come regolamentato dalla legge del 22 maggio 1978.

«A Vibo Valentia il tempo si è fermato, si vorrebbe che le lancette girassero in senso contrario. Si vuole annullare la donna come persona, espropriarla del proprio corpo, colpire, insieme al copro, i sentimenti. La chiesa cerca di introdursi, con forti ingerenze politiche, in un campo che non le appartiene. Vogliamo politiche di sostegno alla famiglia e, insieme, alla contraccezione, la libertà di interrompere la gravidanza. Rivendichiamo il nostro diritto alla vita senza violenza, fisica o psichica. La vita e il corpo della donna devono essere una soglia invalicabile per chiunque lei non voglia. Chiesa e stato compresi. Le donne italiane sono donne consapevoli e sui diritti non si torna indietro».

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