«Il 4 ottobre 2017 intercettammo una conversazione tra Donato D'Amelio e Antonio Franco, che si trovava sotto indagine per falsa fatturazione. E nel dialogo notammo che Franco chiese a D'Amelio se Roberto Triolo e Giuseppe Condemi si potessero interessare agli accertamenti in corso a suo carico». Parte da qui il racconto del colonnello della Guardia di finanza, Emilio Fiora, già comandante provinciale di Crotone, nel ricostruire davanti ai giudici del collegio penale di Crotone l'origine dell'inchiesta "Thomas" coordinata dalla Procura antimafia di Catanzaro che è sfociata nel processo di rito ordinario a carico di 11 imputati davanti al Tribunale di Crotone (mentre altre quattro persone hanno optato per il giudizio abbreviato). Con l'operazione scattata il 15 gennaio 2020 con tre arresti eseguiti dai finanzieri di Crotone, i pm della Dda si dissero convinti di aver scoperto l’esistenza di presunte “talpe” tra i militari delle Fiamme gialle che sarebbero andati anche a caccia di informazioni investigative e riservate, oltre di aver reciso i "tentacoli" che la cosca Grande Aracri avrebbe allungato sugli appalti del Comune di Cutro. Ma le indagini di "Thomas", come ha spiegato ieri il colonnello Fiora rispondendo alle domande del pm dell’Antimafia, Domenico Guarascio, si intrecciarono con l'attività investigativa di "Krimata" (che vede coinvolti anche Antonio Franco) su un ipotizzato giro di falsa fatturazione con al centro le società del gruppo Marrelli. E alla luce delle "cattive frequentazioni" che gli inquirenti riscontrarono per alcuni finanzieri di Crotone, quest'ultimi vennero di volta in volta cambiati di settore - ha ripercorso l’ex comandante - affinché stessero lontani «dalle attività investigative». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro