È tornato in libertà Robert Oliveti, il 66enne di Cotronei titolare di case di cura, imputato (insieme con altre 4 persone) davanti al Tribunale di Crotone nell'ambito del processo nato dall'inchiesta della Dda di Catanzaro sui presunti legami tra la cosca di Petilia Policastro ed un pezzo della sanità privata della Presila.
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del difensore di Oliveti, l'avvocato Enzo Galeota, ha annullato l'ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Catanzaro aveva confermato la misura cautelare degli arresti in carcere disposti il 17 marzo scorso dal gip distrettuale. L'imprenditore deve rispondere di estorsione e danneggiamento, entrambi i reati aggravati dal metodo ’ndranghetistico.
Le indagini, condotte dai carabinieri, avrebbero fatto luce su quanto accaduto nel 2021, quando Robert Oliveti, secondo gli inquirenti, si rivolse a Nicola Comberiati, figlio del boss detenuto Vincenzo, detto "Tummulune", che sarà giudicato col rito abbreviato, al fine di vincere il braccio di ferro con i familiari per ottenere la completa gestione della Rsa del gruppo di famiglia, "Santino Covelli". «E mo' gli faccio un c... con Nicola che devono ballare a cartella verde!»: così Oliveti esternò alla moglie Marianna Poerio (anche lei imputata) la sua volontà di proseguire le presunte intimidazioni contro la sorella, servendosi di «Nicola» - ovvero Nicola Comberiati - per far pendere a proprio favore il contenzioso sulla conduzione della struttura sanitaria.
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