Sanità, il report Agenas premia Catanzaro: tempi da record per angioplastiche e basso tasso di mortalità
Il 2022 ha visto una significativa ripresa delle attività negli ospedali pubblici e privati italiani, che ha fatto registrare un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 (+328 mila). E’ inoltre proseguito il riavvicinamento dei volumi ai livelli prepandemici soprattutto per l’attività programmata e per quella diurna, sebbene persista una riduzione del 10% rispetto al 2019, valore corrispondente a circa 890 mila ricoveri in meno. Complessivamente, nel triennio 2020-2022 la riduzione dell’attività ospedaliera stimata sui volumi del 2019 è stata pari a 3 milioni e 800 mila ricoveri. E’ quanto rilevato dall’Edizione 2023 del Programma Nazionale Esiti (PNE) dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’infarto miocardico acuto si è registrato un lieve aumento dei ricoveri (circa 1.200 in più rispetto al 2021), con un riavvicinamento parziale al trend prepandemico: la riduzione sul valore atteso rimane pari al 6,5% (circa 7.400 ricoveri in meno). Per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni dall’ammissione in ospedale, si è registrata nel 2022 una percentuale pari a 7,7%, poco al di sopra dell’atteso (7,0%), ma in diminuzione rispetto al 2020 (8,4%). Stabile la tempestività di accesso (entro 90 minuti) all’angioplastica coronarica nei pazienti con infarto. Le 10 strutture che hanno proporzioni più elevate di angioplastica eseguita tempestivamente sono: «Casa di Cura Città di Lecce», «Ospedale degli Infermi» (Ponderano-Biella), «Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini» (Catanzaro), «Azienda Ospedaliera Università Policlinico Tor Vergata» (Roma), «Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II» (Sciacca), «Ospedale Del Cuore G. Pasquinucci» (Pisa), «Presidio Ospedaliero S. Antonio Abate» (Erice), «Stabilimento di Ascoli Piceno», «Stabilimento di Pesaro», «Presidio Ospedaliero di Chiari» (Brescia). Persiste inoltre una marcata eterogeneità inter-regionale, con uno spiccato gradiente geografico: la gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2022 valori mediani di cesarei superiori al dato nazionale. Si registra anche una spiccata variabilità intra-regionale, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Lombardia, Puglia e Lazio. Infine, per l’area oncologica, per quanto riguarda il carcinoma mammario nel 2020 si era registrata una significativa riduzione delle ospedalizzazioni, quantificabile in circa 7 mila ricoveri in meno rispetto all’atteso (-11%). Per contro, rileva l’Agenas, il biennio successivo si è caratterizzato per un riallineamento al trend prepandemico (-1,2% nel 2021 e +0,1% nel 2022). Il numero di unità operative con volume di attività uguale o superiore a 150 interventi/anno è risultato pari a 156; il valore corrispondente di casistica è stato del 77% sul totale degli interventi effettuati a livello nazionale, in aumento rispetto al 74% del 2021 e al 67% del 2020. Il tumore maligno del pancreas è l’unico tra quelli ad elevato impatto a non aver subito nel periodo della pandemia una significativa contrazione dei volumi. In fase pandemica, il numero degli interventi è rimasto pressochè invariato rispetto al trend (-0,6% nel 2020 e -2,2% nel 2021), mentre nel 2022 si è registrato un aumento rispetto al valore atteso (+2,7%). A dispetto dell’elevata complessità dell’intervento, si segnala un numero non trascurabile di strutture (163, pari al 16% della casistica complessiva) al di sotto dei 10 interventi l’anno. In quest’area le 4 strutture con livello di qualità molto alta sono: Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma). In miglioramento anche un altro indicatore, la frattura del femore: la proporzione mediana di pazienti di età 65 anni operati tempestivamente è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente: 53% rispetto al 48% nel 2021. Gran parte delle strutture italiane, tuttavia, fa registrare proporzioni al di sotto della soglia minima indicata dal DM 70/2015 (60%). Delle 356 strutture con volumi superiori a 100 ricoveri nel 2022, 121 hanno raggiunto la soglia del 60%. Le 10 strutture con proporzioni più elevate sono: «Ospedale Monopoli», Presidio Ospedaliero Umberto I (Siracusa), «Presidio Ospedaliero S. Giovanni di Dio» (Agrigento), «Ospedale di San Donà di Piave», «Ospedale Sandro Pertini» (Roma), «Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II» (Sciacca), «Policlinico Universitario Campus Bio Medico» (Roma), «Stabilimento di Jesi», «Istituto Clinico Humanitas» (Rozzano), «Casa Di Cura Latteri Valsava Srl» (Palermo). Per quanto riguarda gli interventi di protesi d’anca, è proseguita la ripresa postpandemica (+1.000 ricoveri sull'anno precedente) fino al completo riallineamento al trend (+1,0%). Nel 2022, relativamente alla chirurgia protesica del ginocchio si consolida il recupero già avviato nel 2021, che porta il settore privato a +21% e il settore pubblico a -15% rispetto al 2019. Nel complesso, la proporzione di casi trattati nel privato accreditato è passata dal 70% nel 2018 al 78% nel 2022. Con riferimento agli interventi di protesi della spalla, il settore privato ha consolidato il saldo positivo raggiunto nel 2021 rispetto al 2019 (passando da +13% a +25% nel 2022); quanto al settore pubblico, a fronte del recupero ottenuto nel 2021 rispetto al 2019 (-8,4%), si osserva nel 2022 un saldo debolmente positivo (+5,3%). Il peso relativo del privato accreditato nell’ambito della chirurgia protesica della spalla è passato dal 57% nel 2018 al 74% nel 2022. Quanto all’area perinatale, a fronte di una leggera riduzione dei punti nascita (da 442 nel 2021 a 434 nel 2022), circa un terzo di questi non ha raggiunto la soglia minima dei 500 parti/anno (per un valore corrispondente di casistica pari al 6,7%), mentre solo 140 punti nascita si sono posizionati oltre la soglia dei 1.000 parti/anno (pari al 63% del volume totale su base nazionale). E tornano a salire i parti cesarei, con una percentuale in leggera risalita (23%), ai livelli del 2017. Si osserva un minore ricorso nei punti nascita pubblici sopra i 1.000 parti l’anno, e una maggiore propensione alla pratica chirurgica da parte delle strutture private, anche dopo aggiustamento per gravità.